Pela enésima vez eu começo confessando-me fã eterno do Genesis na era de Peter Gabriel e isto sempre me fez um ácido crítico de qqr tentativa em substituí-lo, copiá-lo ou qqr coisa que o valha.
Mas com o tempo foram surgindo novas fórmulas e músicos competentes o suficiente pra entender que recriar uma obra pronta, pode-se no máximo dar uma nova cor, uma polida, um belo brilho e não tentar reinventar aquilo que não se inventou e criou pra uma época/tempo, o que torna sempre inaudível e assusta amigos como meu irmão Dio com os chamados "tributos" e ele tem toda razão em ter os dois pés atrás antes e ir abraçando qqr causa,rs.
Eu tenho escutado depois de conhecer a fundo a obra do The Watch, muita coisa na mesma linha mas em nível infinitamente inferior, e inclusive procurava um trabalho alemão que conheci qdo me deparei com este que trago pra alcatéia agora.
Com um nome enorme e com referências das mais estapafúrdias.
Mas como todo lobo é curioso, adoro navegar onde críticos profissionais e que são pagos pra isso detonam a obra, é no ato em seguir a trilha e descobrir pérolas como esta, prq é sim uma pérola no todo sem tirar nem por.
Não há para mim uma só parte em que ache um defeito prq eles não tentaram copiar, inventar ou sei lá o quê; eles simplesmente gravaram como qqr um que tem talento, inteligência e bom senso uma obra dificílima sabendo que poderiam ser destruídos por isso, mas fizeram com sinceridade e amor que só um fã verdadeiro pode perceber e gostaria de oferecer aos seus ídolos, e aqui Nick impressiona com seus vocais muito mais maduros e mais adocicados do que no Spock's Beard.
Apesar que ele já tocou com o Genesis no álbum Calling all stations e com Gabriel tb, além de assumir os vocais depois da saída de Neal Morse do SB.
E o que mais chama a atenção é que a orquestra não torna uma coisa chata e nem é o tal "unplugged" (arghhhh); sei que alguns não gostarão, eu amei de paixão e ouço escrevendo estas mal traçadas linhas.
Puristas se afastem e nem tentem prq vcs não terão sensibilidade suficiente e aqui é um trabalho até romântico sem mudar quase nada, só trazer pra hoje aquilo que embalou minha geração e embala gerações desde então e repito os vocais nem de perto tentam copiar ou se assemelhar ao Gabriel e aí acho reside a essência dessa obra e sua beleza, desculpe se insisto, nada ganho com mais ou menos downs a não ser dividir com aqueles que gosto algo que gostei e me fez bem, fiquei realmente impressionado.La proprietà del silenzio non appartiene più a questa società. E non parlo della funzione oggettiva del silenzio come annullamento dei rumori (urbani, umani, ecc.), ma di una intromissione ben più invasiva e difficile da evitare.
Nel giornalismo, ad esempio, si insiste senza pietà di fronte ad argomenti di cronaca assolutamente personali e delicati, legittimando chiunque legga a poter dire la sua e pensare di essere dalla parte del giusto. Quando invece non c'è nè giusto, nè sbagliato, ma ci sono solo le ragioni profonde ed intime delle persone che vivono tale esperienza.
Nella rete abbiamo l'esempio di Facebook (un social network all'ennesima potenza) dove ognuno è ansioso di elargire giudizi e commenti su qualsiasi cosa gli passi per la testa.
Tutto questo preambolo per spiegare che un fenomeno simile è presente anche nella musica, rappresentato dai tribute album: innocui se a carattere antologico (tipo raccolta con vari artisti che coverizzano canzoni da album diversi), letali se riguardano album interi. Operazioni inutili che lasciano il tempo che trovano.
Ed ecco che anche in questo caso sarebbe meglio tacere, non mostrare il proprio "punto di vista" su un'opera, ma ammirarla per come è e basta. Non mi risulta che qualcuno abbia riscritto I Promessi Sposi o che qualcuno abbia dipinto un'altra Las Meninas.
Perchè nella musica invece, di tanto in tanto, arriva qualcuno con la malsana idea di risuonare in studio gli album che hanno segnato la storia del rock? Perchè The Wall, The Lamb Lies Down on Broadway, The Dark Side of the Moon non possono rimanere così come sono stati concepiti senza nessuno che li "rilegga" a modo suo? Che senso ha rifare un album intero, ancor più se trattasi di un capolavoro, rischiando anche di compromettersi artisticamente, e andare a minare quella perfezione che gli era propria?
Una cosa del genere la capirei più impostata per una esibizione dal vivo: una volta terminata la performance la cosa finisce lì; ci si diverte e si suona la musica dei propri idoli.Considero Nick D'Virgilio il miglior batterista moderno, ma ho sempre avuto riserve su di lui come solista o frontman. In queste vesti si è sempre mosso all'ombra di colui che deve essere stato il suo mentore, Kevin Gilbert, cercando di coglierne l'idea musicale, senza riuscire però neanche ad esserne un epigono.
Gilbert si esibì con i Giraffe al Progfest del 1994 con una leggendaria riproposizione di The Lamb Lies Down on Broadway proprio con D'Virgilio alla batteria. La prematura scomparsa di Gilbert non ci impedisce di asserire che una registrazione in studio del suddetto album non era nei suoi piani. Anche perchè il concerto fu una celebrazione del ventennale di The Lamb senza ulteriori speculazioni.
Invece D'Virgilio è tornato sul luogo del delitto, magari pensando di poter aggiungere qualcosa di buono, ma ha sbagliato totalmente il media.
Il suo The Lamb è un disco che sprigiona un'incompatibilità nei confronti dell'ambiente studio, dato che sembra concepito solo con lo scopo di essere suonato dal vivo.
In questo non ci sarebbe nulla di sbagliato, ma se lo avesse proposto esclusivamente come concerto, con un tour, non sarebbe stato meglio? Un pò alla Musical Box, ma almeno loro hanno la decenza di non registrare in studio gli album dei Genesis che portano sul palco.A questo punto qualcuno potrà obiettare che D'Virgilio ha utilizzato sapienti arrangiamenti orchestrali e ha infuso nuovo spessore alle canzoni. Questa, al contrario, è la motivazione principale che contribuisce alla teatralità fuori luogo imposta dal batterista degli Spock's Beard. D'Virgilio ha allestito questo album come fosse un musical, esagerando il concetto di opera-rock.
Il fatto che nel titolo sia nominata Broadway non vuol dire necessariamente che si debba suonare it come in uno spettacolo alla Chorus Line, o pretendere che la title track e In the Cage sembrino dirette da Leonard Bernstein.
The Lamb è prima di tutto una collezione di canzoni sperimentali con arrangiamenti superbi.
E cosa rimane se andiamo a boicottarele con archi e fiati? Brani spogliati dalle loro peculiarità elettroniche: che senso ha l'arpeggio invasivo di Back in NYC rifatto con una debole chitarra punteggiata fastidiosamente dai fiati? Dove sono scomparse le già elusive "enossificazioni"? Perchè raggiungere il ridicolo involontario nell'intermezzo dixieland in Counting Out Time?
Quando D'Virgilio non sa che pesci prendere i brani restano molto simili agli originali, ma senza sprigionare neanche la metà dell'energia degli originali.
Ecco forse è questo il vero problema, alla rilettura di D'Virgilio manca l'anima, l'energia, l'emozione. In una parola il sentimento: tutto sembra meccanico a tratti esitante ed insicuro.
Pubblicato da Lorenzo BarbagliPersonnel:
Nick D'Virgilio: lead vocals, background vocals, drums, percussion
Kat Bowser: background vocals
Carolyn Martin: background vocals
Mike Lusk: background vocals
Dave Martin: bass guitars
Don Car: electric and acoustic guitars, electric sitar, banjo
Jeff Taylor: acoustic piano, accordion, whistle, Rhodes, Wurlitzer
John Hinchey: horn and string arrangements, trombone
Steve Patrick: trumpet
Jeff Bailey: trumpet
Prentiss Hobbs: trombone
Sam Levine: saxophones, flute
Doug Moffett: saxophones
David Angell: violin
Pam Sixfin: violin
David Davidson: violin
Kristin Wilkinson: viola
Anthony Lamarchina: cello
Cd 1
1. The Lamb Lies Down On Broadway
2. Fly On A Windshield
3. Broadway Melody Of 1974
4. Cuckoo Cocoon
5. In The Cage
6. The Grand Parade Of Lifeless Packaging
7. Back In NYC.
8. Hairless Heart
9. Counting Out Time
10. The Carpet Crawlers
11. The Chamber Of 32 Doors
Cd 2
1. Lilywhite Lilith
2. The Waiting Room
3. Anyway
4. Here Comes The Supernatural Anaesthetist
5. The Lamia
6. Silent Sorrow In Empty Boats
7. Colony Of Slippermen: Arrival/A Visit To The Doktor/The Raven
8. Ravine
9. The Light Dies Down On Broadway
10. Riding The Scree
11. In The Rapids
12. It
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Enjoy!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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sensacional!
ResponderExcluirgenesis é tão bom, que até em Tributo fica genial.
e olha que os músicos são feras.
Gracias por postear este cd lo difrutare mucho
ResponderExcluirGracias a usted por su gentileza, enjoy!!!!!!
ResponderExcluirwhat a tremendous album - thank you for the presentation
ResponderExcluirhave a nice day, too - Hausmeister
No poco se ha escrito acerca de estos remakes en la web, la mayoría argumentando con desaprobación el desafío de reiterpretar tan magnánima obra del progresivo clásico. ¿Clasico? ¡qué curioso! ¿No son los intérpretes quienes quienes recrean a los Mozarts y a los Beethovenes? - Sin intérpretes, con sólo el legado de sus partituras, y antes de la invención de Edison, todos los genios de la música serían una leyenda oscura.
ResponderExcluirApreciaríamos la Novena en las mismas condiciones de su creador, pero, desafortunadamente para él, y todo lo contrario para nosotros, hasta los árboles erguidos del planeta la reconocen y la bailan, vamos, el niño más recóndito de la tierra siempre reconoce en su escondite las 4 notas de una Quinta. Las obras nos pertenecen, siempre que alguien se de cuenta que ahí estaban y sea capaz de eternizarlas en un papel.
Ya estamos grandecitos. Y parecereía que aquellas obras de nuestra rockera juventud luchan junto a la vejez que se avecina... pero no, son precisamente ellas quienes nos engañan y por eso, a todo deterioro del cuerpo le corresponde la vitalidad de su prima ejecución; a toda decepción de un presente vacuo, un ejemplo a seguir para quienes no saben qué decir con la guitarra nueva en las manos. ¡Carajo!, sin hablar de Carillo, sólo 7 notas (con sus bemoles y sostenidos) se han comvinado (como los 7 colores del arcoiris) para expresar todo lo inexpresable.
Y bueno, los testigos de la musicalmente venerable oveja tendríamos el derecho de indignarnos ante cualquier amenaza de un cover - déjame la obra como está jijo de tu porque el fonógrafo ya se encargó de las impurezas interpretativas; la reproduce tal cual fue, y nadie tiene ahora argumento alguno para mancillar ese hecho - al mismo tiempo que la crítica de los académicamente indelebles apoya con todo derecho a los soldados de un mejor Bach.
Entones ¿de qué estamos hablando? ¿has de estar muerto para ganarte la corona de un clásico y sólo entonces sea válido dejar recorrer el recuerdo de tus notas sobre el negro diapasón de tu tumba? Desde Edison casi nadie se ha muerto, ni si quiera los mismos autores han dejado sólo un ejemplo de cada una de sus obras. Ni en el Rock, ni en la vanguardia, y desde luego, ni en el Jazz.
A mi juicio, mi querido amigo, se vale, incluso antes de que muera Gabriel (cosa que por lo antes expuesto es imposible que suceda) o muera yo (cosa que me reconozco como mortal-no genio) realimentar con sangre nueva los hechos ocurridos durante el insomnio de una oveja en Broadway.